“Lampada ai miei passi”, vangelo 02/02/2020

Un pensiero di Augusto Magliocchetti
sul vangelo di domenica 02/02/2020 (Lc 2, 22-40) 

Il Vangelo di oggi ci presenta due quadri che esaltano l’umanità del racconto.
Il primo è il quotidiano e faticoso divenire uomo del Gesù bambino che connota tutti gli aspetti della sua temporalità, come la dipendenza dai suoi genitori, ma anche la Sua collocazione nello spazio di una famiglia e di un ambiente sociale e religioso. L’altro è la collocazione del racconto nel calendario liturgico.

Il tempo di Natale è concluso e il Vangelo di Luca, pur raccontando un episodio di Gesù bambino, ci anticipa il tempo di Pasqua con la profezia di Simeone ed Anna, che indicano il destino di incomprensione e dolore di quel bimbo che affronterà la morte per restituire a ciascuno di noi la vita.

Mi colpisce la senilità dei protagonisti e la loro paura che è quella di tutti coloro che si confrontano con la vecchiaia. Simeone ed Anna riconoscono nel bambino il realizzarsi della promessa di Javè, la venuta del Messia, l’Atteso delle genti. Ora possono morire in pace perché la paura della morte è vinta, perché Dio stesso si fa vicino al nostro limite, fa Sua la condizione umana, si fa compagno di ciascuno di noi dando senso e speranza di vita anche a chi, al limite del suo tempo e della sua presenza nel mondo, sa di poter abbracciare il Signore che salva.

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