Natale 2023 – incontro con il vescovo Soddu per uno scambio augurale

Nel salone della Curia diocesana di Terni, una folta rappresentanza dell’Azione Cattolica della diocesi di Terni-Narni-Amelia, il presidente Luca Diotallevi e gli assistenti don Matteo Antonelli e don Riccardo Beltrami, hanno incontrato il vescovo Francesco Soddu per gli auguri per il Natale 2023. 

“Il Natale di quest’anno trova un contesto civile ed ecclesiale, globale e locale, ancora più agitato e conflittuale di quello trovato dal Natale scorso che, a sua volta, avveniva in giorni già più duri di quelli del Natale precedente – ha detto il presidente diocesano Luca Diotallevi -.  Una delle cose più difficili da accettare del Vangelo – e massimamente del Vangelo del Natale – è che esso non ci lascia alternative. Dio ha preso una carne umana e così è entrato fino in fondo nella storia umana. Ora Lui continua a guidarla dall’interno. Perciò, se ancora diamo credito al Vangelo, non siamo più autorizzati a cercare Dio oltre il mare agitato della storia ed oltre i suoi conflitti. Dobbiamo cercarlo dentro, senza scansare le onde della burrasca, gli schiaffi del vento ed i colpi dei conflitti. Dio sta lì, da qualche parte, ma lì. O, per essere più precisi, sta qui. Sta a Hong Kong  e Taiwan, nel Sahel, in Ucraina, in Terra Santa, nelle società libere che perdono forze e fiducia, tra gli oppressi delle tante arroganti tirannie, sta in questa Terni che perde pezzi e rispolvera lucine, sta nei nostri paesini che si spopolano, e sta nella Chiesa che a volte inciampa, balbetta o si compromette anche per meno di un piatto di lenticchie (Gen 25, 34). Illuminando col Vangelo questo tempo agitato e conflittuale dobbiamo riconoscere che, se ci sono burrasche e temporali, è perché venti opposti si schiaffeggiano; se ci sono conflitti, è perché forze opposte si contrastano. Dobbiamo riconoscere che di queste burrasche e di questi conflitti la “colpa” è di Gesù. La “colpa” e dello Spirito santo. I vangeli ci insegnano che gli spiriti maligni che straziano o che paralizzano le donne e gli uomini sono scatenati dalla presenza di Gesù, prima di Gesù qualche volta almeno sonnecchiavano. Se lo Spirito soffia forte, gli spiriti della mondanità reagiscono e provano a soffiare altrettanto forte in direzione opposta: le potenze, i principati, i troni e le dominazioni di questo mondo – anche del mondo religioso come insegnava J. Ratzinger  –. Non ci sarebbero le burrasche che ci sono, non ci sarebbero i conflitti che ci sono, se lo Spirito non avesse Lui per primo cominciato a soffiare più forte. E noi sappiamo che così è stato. Cos’altro è stato il Vaticano II se non un vento impetuoso cui qualche coraggioso come Giovanni XXIII e Paolo VI ha spalancato le finestre della Chiesa? Cos’altro è stato il secondo Ottocento e tutto Novecento se non il tormentato ma impetuoso dilagare della alleanza tra cristianesimo e spirito di libertà? La nostra generazione ha ricevuto la terribile grazia di una eccezionale ventata di Spirito santo (von Balthasar, Paolo VI). Che fare in mezzo a queste burrasche e a questi conflitti che non possiamo maledire? Che fare visto che non possiamo certo chiedere a Dio di dargli una piantata e di lasciare la nostra storia a se stessa?

A me pare che questo sia il tempo in cui ricorrere al magistero di Giosuè e di san Paolo. Di fronte alle paure del popolo che arrivò persino ad avere nostalgia della schiavitù d’Egitto e che compromise la stessa sorte di Mosè (cfr. Dt 1, 19ss), Giosué mantenne la memoria viva, lo sguardo lucido ed ebbe il coraggio di affrontare la prova e di entrare nello scontro. Di fronte al pericolo mortale della tempesta (cfr. At 27, 9ss) Paolo ebbe il coraggio di uno sguardo lucido e quello di prendere decisioni costose: la nave ed il suo carico andranno persi, ma ciascuna vita fu salva.

Giosuè e san Paolo ci insegnano a chiedere al Signore luce e forza per grandi decisioni, quelle che servono nel mezzo di grandi conflitti e di grandi burrasche.

E la preghiera? Attenti al modo sbagliato di far risuonare questa domanda. Come Mosè e Giosuè nella battaglia contro Amalec (cfr. Es 17, 8-16), come san Paolo nel pieno della tempesta (cfr. At 27, 35-36), preghiera e lotta vanno insieme. La preghiera ebraica e cristiana non è alternativa al discernimento ed alla lotta, ma fonte della luce del discernimento e della forza del combattimento.

In questo tempo presente al Gesù che è venuto a portare la spada (cfr. Mt 10, 34), al Gesù che sovverte ogni pretesa mondana, dobbiamo chiedere luce e forza.

A Gesù bambino chiediamo per ogni donna ed ogni uomo luce e forza.

A Gesù bambino chiediamo con tutto il cuore per il nostro Vescovo e per il suo presbiterio luce e forza per le tante urgenti e gravi decisioni cui il suo ministero lo chiama. Al vescovo assicuriamo la nostra vicinanza anche nelle liturgie della fine e del principio dell’anno, qui in Cattedrale.

E a Gesù bambino chiediamo luce e forza per ciascuna e ciascuno di noi”

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